Voglia di crescere!
Pochi mesi fa, due dei tre miei figli hanno festeggiato il loro compleanno. Questi eventi mi hanno fatto riflettere. Ho pensato che la
vita in genere e soprattutto quella cristiana, non è statica ma prosegue,
cresce, matura e va avanti. Certo ci sono le immagini, i ricordi, le sconfitte
che riguardano l’anno trascorso, ma bisogna pensare al presente e guardare in
avanti proseguendo il cammino nella vita. Se guardo indietro negli anni, noto
come una volta i miei ragazzi erano piccoli e più dipendenti da noi genitori.
Li portavamo in braccio, li cambiavamo e li imboccavamo a tavola. Oggi mia
moglie ed io continuiamo a prenderci cura di loro, ma vista la loro età, lo
facciamo in modo diverso. Grazie a Dio i nostri figli stanno tutti in buona
salute e sarebbe allora strano se ancora oggi, li portassimo in braccio o se li
cambiassimo il pannolino. Sai, la vita cristiana è una vita che dal momento che
abbiamo dato la nostra vita a Gesù e lo abbiamo invitato come personale
Salvatore e Signore, deve andare avanti e quindi crescere. Non possiamo
rimanere fanciulli in Cristo.
Ma la
domanda che vogliamo porci, crescere in che cosa?
L’apostolo Pietro nella
seconda lettera al capitolo tre versetto 18 lancia un imperativo “ma crescete nella grazia e nella
conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo”. Pietro sta
incoraggiando i credenti del primo secolo a non rimanere fermi ma a proseguire
nella crescita e in particolare nella grazia e nella conoscenza. All’inizio del
versetto abbiamo la parola “ma” che indica un contrasto con quanto detto fin
qui. La seconda, ma a dire il vero
anche la prima lettera di Pietro, è scritta a tutti coloro che erano dispersi e
che erano perseguitati come cristiani. Erano credenti del primo secolo che
vivevano nel fuoco della persecuzione a causa della loro testimonianza e che
nelle loro chiese iniziava ad avverarsi un grande problema: l’ingresso di
uomini che insegnavano e proponevano delle dottrine false e che con il loro
modo gentile e allettante, trascinavano i credenti nell’errore. Pietro scrive
per ben due volte per avvertirli di questi uomini e come difendersi da loro.
Pietro dice, come credenti, di avere conoscenza, di crescere nella loro
conoscenza del Signore Gesù. Nell’intera lettera troviamo questa parola “conoscenza”
circa 10 volte. In altre parole, per evitare l’errore degli ignoranti, dei
falsi dottori, i credenti, tu ed io, dobbiamo crescere nella grazia e nella
conoscenza del Signore Gesù. Pietro afferma qui, che l’unico modo per evitare
di cadere è avanzare sempre. L’unico modo per non scivolare indietro è andare
avanti. Questo vale anche per noi oggi.
Ci sono tanti che predicano un falso Gesù e una falsa conoscenza. La vera conoscenza di Gesù ci aiuterà a
metterci in guardia. Paolo esorta i Galati a guardarsi da falsi insegnamenti
riguardo Gesù e addirittura usa un espressione abbastanza forte quando dice che
anche se un angelo venisse dal cielo e proponesse un vangelo diverso, “sia anatema!” (Galati 1:8).
Cosa vuol dire esattamente?
Se ci
soffermiamo sulla conoscenza, in particolare cosa intendiamo biblicamente? In
un tempo come il nostro dove l’essere collegati alla rete può produrre tanta conoscenza
dobbiamo fare anche una precisazione. Quando la Bibbia parla di conoscenza non
intende tanto un acquisizione solo di fatti, ma una conoscenza che poi si
tramuti in una trasformazione di vita. Possiamo conoscere tante cose, fatti,
statistiche e avere riconoscimenti ma poi nella vita di tutti i giorni rimanere
sempre gli stessi. La conoscenza di Gesù
invece mira a un cambiamento di carattere, un cambiamento nell’intimità
dell’uomo che poi sfocia nella quotidianità dei suoi atteggiamenti, reazioni,
decisioni da prendere e standard da rispettare. Infatti Pietro non è vago nel suo appello, ma
esorta i cristiani a crescere nella conoscenza del Signore Gesù Cristo.
Crescere nella conoscenza di Gesù Cristo era il desiderio anche dell’apostolo
Paolo. Nella sua testimonianza personale alla chiesa di Filippi addirittura Paolo
definisce la conoscenza di Gesù “eccellenza della conoscenza di Cristo” (Fil
3:8) e paragonata a tutto il resto che esiste in questo mondo e quello che
Paolo stesso aveva vissuto, come tanta spazzatura. Cioè la conoscenza di
Gesù, la sua meravigliosa Persona, i
suoi insegnamenti, i suoi miracoli, la
salvezza che abbiamo ricevuto mediante il Suo sacrificio, la realtà di una vita
trasformata e quindi cambiata dal suo amore e grazia, non è assolutamente
paragonabile con i modelli e i valori che questo mondo ci propone senza Gesù.
Proseguendo, l’apostolo Paolo al versetto dieci dello stesso capitolo tre della
lettera ai Filippesi, non solo voleva conoscere Cristo personalmente, ma anche
sperimentare con la sua vita, la potenza della Sua resurrezione, la comunione
delle sue sofferenze e divenendo conforme a Gesù nella sua morte. In breve
Paolo voleva totalmente identificarsi con Gesù stesso, realizzando il morire a
se stesso, per vivere la nuova vita in Cristo quotidianamente con la potenza
della resurrezione, cioè la stessa potenza che aveva riportato Gesù in vita
dopo la morte in croce, Paolo voleva viverla anche lui per poi realizzarla
completamente quando un giorno, come Gesù, sarebbe risorto dai morti. In questo modo Paolo poteva affrontare le
sfide della vita cristiana, la vittoria sulle tentazioni, la protezione dal
nemico e santificarsi sempre più. Questa è la conoscenza di Gesù Cristo che
cambia la vita. L’apostolo Paolo come anche Pietro e tanti altri credenti che
ci hanno preceduto, hanno vissuto una crescita in conoscenza che non solo ha
prodotto la consapevolezza di una nuova vita da vivere che prosegue, ma un
cambiamento radicale di pensiero, un intimità con Gesù, tale da vedere la vita da vivere oggi come un
opportunità meravigliosa per conoscere Gesù e farlo conoscere a chi non vive il
vangelo. Pietro all’inizio era caratterialmente un impulsivo, durante l’arresto
di Gesù, tradì e rinnegò tre volte il maestro. In questa lettera però, nel
libro degli Atti, troviamo un Pietro rivoluzionato nel carattere, pronto a
morire per Gesù portando il vangelo ovunque perché è un uomo cambiato nel suo
intimo dalla conoscenza personale di un Salvatore vivente. Durante il suo
ministero terreno, Gesù contrastava la conoscenza dei farisei e dei sadducei.
Essi si professavano maestri che sedevano davanti a tanti alunni. Ma era una
conoscenza sterile, indifferente e lontana dai modelli di carità, onestà,
giustizia e amore applicato.
Gesù parlava di conoscenza psicomotoria.
La conoscenza di Gesù, quella di cui Egli stesso
aveva prendeva vita davanti ai bisogni come una malattia, un bisogno specifico
come la fame o la sete o addirittura la tristezza di affrontare la morte. Sarebbe utile iniziare a pregare e a chiedere
a Dio quali sono, se ci sono, i tuoi ostacoli alla crescita in conoscenza del
Signore Gesù. In altre parole se tutto ciò che sai, che stai imparando, è
direttamente promozionale alla pratica quotidiana. Un peccato specifico oppure
un vizio che non vuoi liberarti, potrebbe ostacolare questa crescita nella
conoscenza. L’orgoglio su una determinata situazione potrebbe creare una
barriera, pensaci! Se stai crescendo già in questa conoscenza personale di Gesù
mediante la meditazione della sua Parola, il servizio nella chiesa locale,
esperienze di vita cristiana che stanno producendo questa conoscenza, allora
ringrazia Dio ORA per qualche aspetto da poco imparato e messo in pratica.
Che Dio ci aiuti nella comunione con il Suo
Santo Spirito a crescere anche quest’anno, non solo in statura e quindi
fisicamente, ma in conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo.
Commenti
Posta un commento