Il salmo 84, la presenza di Dio è la fonte della nostra vera gioia.
Il salmo 84 (Legato al salmo 42 e 63)
Occasione e autore
Lo scrittore di questo vivido e trasportante piccolo poema, poteva essere uno dei leviti (I figli di Core), esiliato dal suo compito che certamente amava. Preso dalla tragedia dell’esilio, o forse portato via dall'invasione di Sennacherib di Gerusalemme, egli versa il suo cuore per la sofferenza dovuta alla mancanza della sua terra e del tempio. Il linguaggio qui è poetico e musicale. I figli di Core erano custodi e i cantori del tempio di Gerusalemme (1 Cr 6:22; 9:17-32)
Questo salmo poteva essere anche un salmo come i canti “dei pellegrini” (Sl 120 o 134) , esprimendo la gioia del pellegrino, il quale prima si reca a Gerusalemme e poi al tempio per partecipare a una delle tante feste nel calendario Ebraico. Certamente il salmo ci esprime la gioia, il desiderio dell’adoratore nel trovarsi alla presenza del Signore e di non desiderare altro.
Osserviamo il salmo.
Ver 1 a 4. L’amore che l’autore esprime per Dio è consumante. Il centro dell’adorazione del tempio era “amabile”. Il posto che ricorda è alla presenza di Dio ed è li che trova la sua gioia. Ricorda anche il nido della rondine che trova li nel tempio. Il suo ricordo è forte e questo gli porta sofferenza perché non è là.
“La presenza vivente del nostro Dio, è la nostra più grande gioia. La sua presenza radiante ci aiuta nel crescere in forza, grazia e gloria” (pensiero centrale)
“Dio vivente” un espressione non tanto comune nel nuovo testamento ma comune in Matteo, Giovanni, le lettere di Paolo, 4 volte in Ebrei e una in Apocalisse.
Ver 4 – “Beati” appare 3 volte in questo salmo. 4-5,12. I figli di Core passavano la notte nella casa di Dio (1 Cr. 9:27). Beato cioè appagato, soddisfatto, gioioso. Ecco chi vive alla presenza del Signore.
Ver 5 a 7. Non si sa precisamente il luogo geografico della valle di Baca. Ma Baca significa “piangere” per cui è una valle che veniva attraversata nel viaggio per arrivare a Gerusalemme dai pellegrini e una valle difficile che evoca momenti di avversità. Ma la valle veniva attraversata con la gioia nel pensare e aspettare l’arrivo al luogo dove si incontrava il Signore. Le lacrime erano trasformate in gioia. Non solo, la loro forza viene rinnovata, accresce durante l’attraversata che non è facile, ma sofferente.
Ver 8 a 12. Alla fine del versetto 8 c’è una pausa. Una pausa dopo aver fatto una richiesta in preghiera. Al versetto 8 e 11 Dio è lo scudo, simboleggia la protezione, ma anche il sole, simbolo di calore, forza e benedizione. Il sole che è luce che prevale sulle tenebre e che dà la vita.
L’autore preferisce stare sulla soglia della casa del Signore piuttosto stare nella tenda, in un luogo più comodo e confortevole, ma degli empi. Preferire il “poco” duraturo con il Signore anziché il tanto “momentaneo” con chi vive lontano dal Signore.
A cosa mi serve questo salmo?
Un giorno qualcuno mi disse: “Se la domenica mattina, giorno di adorazione e di andare con i fratelli ad adorare in sala, sei spinto dal dovere, se senti che è un peso, allora c’è da rivedere la tua vita spirituale e la tua comunione con la tua chiesa di appartenenza”
Qual è stato il mio, tuo primo pensiero stamattina nel realizzare che è domenica ed è il giorno dedicato all’adorazione?
Meglio. Ieri sera andando a letto come era il mio cuore pensando a stamattina, all’adorazione?
Sappiamo che questa sala non è il tempio. Non è la casa di Dio. Non siamo venuti ad incontrare il Signore, ma Egli è stato con noi dalla nostra partenza di casa, in auto e sempre è con noi. Ci incontriamo come Chiesa davanti a Dio in un unico posto. Certo, andare in un luogo come questo ci aiuta a lasciare le cose della vita di ogni giorno per concentrarci sull’adorazione. La comunione con i fratelli è edificante perché Dio ci parla anche mediante i fratelli, i canti, i passi che sono letti. Ma non finisce qui.
Venire con il vivido desiderio di adorarlo. Il salmista esprime i suoi sentimenti ed è consumato dall’idea che voler adorare il Dio vivente. Il suo cuore, la sua carne (ogni sua parte) è coinvolta nell’adorare il Suo Dio. Il poche parole il salmista “è preso”, catturato nell’adorare Dio. Non ha altri pensieri, non gli importa altro, non gli interessa altro, niente lo distrae. La sua mèta fisica e spirituale è Dio, la sua presenza, goderLo.
Desidero crescere, approfondire nell’ammirazione per Dio. Non solo la domenica insieme, ma nei momenti quotidiani della mia vita. Appartarsi ed aprire il cuore davanti al Signore, non solo per chiedere. Quello viene dopo, ma fargli capire quanto lo amiamo, quando è speciale per te e quando il desiderio di Lui, consuma la nostra vita. Godere la Sua presenza.
Il salmista acquisisce forza, anzi gli sono rinnovate. Tanti di noi sappiamo che i momenti difficili della vita sono momenti di vera crescita cristiana. Nella valle di lacrime si capisce, si accetta, si cresce e ci si aggrappa di più al Signore. Siamo fatti così. La persona che sa stare e ammirare la presenza di Dio si renderà conto che le avversità della vita serviranno ancora una volta a dimostrare la fedeltà di Dio.
L’adorare Dio, amare Dio è desiderare la Sua presenza più di ogni altra cosa. Preferire Dio più di ogni altra cosa apparentemente vantaggiosa, attraente, ma alla fine vuota e insignificante.
Preferire stare sulla soglia ma con Dio che nelle tende, ma con chi vive senza Dio. Qui non è un non evangelizzare. Gesù mangiava con i peccatori, era in compagnia di chi non amava Dio. Non è il senso.
Onorare Dio con tutto noi stessi, essere in comunione con Lui, anche con chi non lo segue.
Per un ulteriore approfondimento, leggi da pag. 10 “Sete di Dio”. Libretto “Esercitarsi nella devozione a Dio” di Jerry Bridges edito da "Soli Deo Gloria"
Per un ulteriore approfondimento, leggi da pag. 10 “Sete di Dio”. Libretto “Esercitarsi nella devozione a Dio” di Jerry Bridges edito da "Soli Deo Gloria"
“La presenza vivente del nostro Dio, è la nostra più grande gioia. La sua presenza radiante ci aiuta nel crescere in forza, grazia e gloria”
Patrizio Zucchetto
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