Non solo ai tempi di Giobbe!



Leggendo il libro di Giobbe non possiamo rimanere colpiti non solo dal tema della sofferenza, ma anche dai personaggi.  Il protagonista è Giobbe il quale profondamente provato da una sofferenza fisica, cerca conforto e risposte dai suoi amici. Il libro va vanti con questi tre uomini che cercano di dare una loro spiegazione alla sofferenza di Giobbe. Sorprendentemente il capitolo 32 si apre con l’intervento di un giovane, Eliu che era rimasto in silenzio fino a quel momento. Non si sa a che punto delle conversazioni Eliu si sia unito al gruppo di questi uomini rimanendo in silenzio per un certo tempo.  Il motivo del suo silenzio lo spiega lui stesso affermando “Io sono giovane d’età e voi siete vecchi; perciò mi sono tenuto indietro e non ho ardito esporvi il mio pensiero” (Giobbe 32:6). Eliù fa una cosa saggia lasciando la parola a chi è più negli anni della vita, ma è pur vero che i tre amici non lo interrogano, né hanno l’idea di far partecipare il più giovane alle conversazioni in atto. Eliu entra in scena quando gli altri non hanno più nulla da dire. Certo questo è anche un aspetto della cultura di quel tempo ed è una cosa importante anche oggi, come giovani rispettare e quindi dare la precedenza a chi ha vissuto e visto la vita di più di un giovane. Come prima cosa Eliu è acceso d’ira perché in qualche modo Giobbe si vuole mettere al di sopra della giustizia di Dio (Giobbe 32:3) e poi i tre amici non hanno più risposte credibili alle domande di un uomo sofferente. Eliu subito spiega da dove venisse la sua intelligenza e come mai ha in cuore quei pensieri. Sebbene Eliù sia giovane, non significa che non può avere una spiegazione del problema. Eliu spiega che la sorgente dell’intelligenza sta nel cercare e vivere in comunione con il soffio dell’onnipotente. Certo Eliu non fornisce delle risposte esaustive, pecca con il suo atteggiamento infiammato d’ira, affermando che in qualche modo ci sia una corrispondenza diretta tra la sofferenza e qualche peccato commesso.  Ma Eliù esprime una base fondamentale quando ci troviamo nei percorsi della vita e non sappiamo, ne possiamo darci una chiara risposta. Eliu si fida di un Dio che è creatore e sostenitore di tutte le cose che hanno uno scopo, un disegno ben definito. Così è per lui, per Giobbe e per tutti noi che sebbene non conosciamo tutti i perché, non dobbiamo smettere di fidarci di Dio e credere che i percorsi della vita, anche quando diventano grandemente dolorosi (Giobbe 2:13), hanno in Dio uno scopo.  Eliu incoraggia Giobbe ad avere una prospettiva diversa e di guardare con uno sguardo più ampio le proprie circostanze. Inoltre Eliu ci incoraggia perché sebbene non sia una persona perfetta, dimostrandolo anche con le sue inesatte argomentazioni, comunque si fa avanti e comunica la sua opinione.

Nella Scrittura troviamo dei giovani che davanti alle sfide e alle domande più importanti del loro tempo, hanno saputo dare una risposta robusta perché vivevano una dimensione strettamente spirituale con il loro Signore. Questi sebbene giovani, avevano una visione ampia delle loro circostanze perché vivevano tenendo lo sguardo in alto e cioè verso un Creatore e sostenitore di tutte le cose. Oggi come nel passato, la nostra società ha bisogno di giovani che istruiti da Dio mediante la Scrittura, sappiano relazionarsi in modo saggio, capaci di dare risposte a chi, cercando di scardinare la nostra fede davanti ai tanti perché non possibili da conoscere, è invece testimone di vite consacrate come la tua, ad un Signore che è degno di fiducia. Questi giovani poi rappresentano le famiglie che a loro volta compongono la chiesa. 
Questo mio articolo vuole essere un incoraggiamento  a non pensare che il giovane non abbia da offrire nulla mettendosi da parte, ma piuttosto  a continuare, forse in alcuni casi, ad intraprendere un percorso di consacrazione a Dio per poter essere quel sale e quella luce in questo mondo di cui Gesù parla.  


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