libertà!

 

Ultimamente ho ascoltato una frase che mi ha fatto riflettere su uno dei modi di intendere la libertà, soprattutto dai giovani. 
Un mio studente di Inglese ha commentato “la tua libertà finisce quando comincia la mia”. Può sembrare egoista? Trovi questa frase comune?

Per amore della tolleranza e vivendo in un mondo fortemente relativista, anche la libertà sembra aver subito l’inganno della soggettività e di un malanno che è vecchio come il mondo..l’egoismo. Tanti decantano il concetto della libertà, anche della propria a discapito di quella altrui. Anni fa incontrai una donna che mi disse che accettare Gesù come suo unico Salvatore e Signore sarebbe stato per lei la privazione della sua personale libertà. Ma è così? Cioè vivere da cristiano e discepolo di Gesù significa soffocare la libertà personale? 

L’apostolo Paolo, un uomo che aveva assaporato la vera libertà dopo decenni di schiavitù religiosa scrivendo ai Galati al capitolo 5 ver 13 affermava “perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne”. Questo appello è valido ancora oggi perché come esseri umani e in tutte le età della vita, siamo impegnati in un vero combattimento che ha in gioco la nostra libertà. Mi spiego. Il cristiano è chiamato a fare della libertà non un’occasione per fare il proprio comodo. I destinatari della lettera di Paolo vivevano il dilemma di aver iniziato la vita cristiana per fede e quindi sotto la guida e il controllo dello Spirito Santo, ma per una serie di cose avevano proseguito secondo gli sforzi religiosi e dunque anche frutto delle opere carnali. In altre parole pensavano di arrivare a dei risvolti spirituali tramite delle pratiche, osservanze cerimoniali mettendo da parte il cammino a passo con lo Spirito (il contesto del capitolo 5). Il fatto era che promuovendo il loro concetto di libertà, o meglio tradotto per noi oggi “a modo mio”, schiacciavano la libertà dello Spirito Santo che invece desiderava operare in tutta libertà per suscitare una trasformazione caratteriale (Galati 5:22). Tanti concepiscono la libertà, anche quella cristiana come un vivere senza regole e senza freni, in completa autonomia. Insomma per questi il cristianesimo è un insieme di regole rigide che soffocano la libertà, soprattutto quella giovanile. Partendo dal presupposto che queste regole sono dei “consigli” e chi li osserva dimostra di amare il Signore (Giov 14:15), Giovanni poi in una sua lettera (1 Giov 5:3) ci dice che non sono gravosi, perché la base dell’osservanza è l’amore. Credere in una presunta libertà senza paletti, non è applicabile nella quotidianità. 

I miei figli stanno imparando a guidare. Subito ci si rende conto che guidare un’auto è una grossa responsabilità e bisogna “convivere” sulla strada insieme a tanti altri veicoli “rispettando” regole per il bene e sicurezza di tutti. Immagina se un autista pensasse di mettersi in auto e andare in giro non rispettando i segnali? Quali sarebbero le conseguenze? Se invece pensi di formarti professionalmente studiando quando vuoi, frequentando le lezioni quando ne hai voglia non sottomettendoti alla data delle interrogazioni, che succederà? Questo principio vale anche nel matrimonio, in famiglia e nella chiesa. La nostra libertà non deve essere un’occasione per vivere…a modo nostro! In un mondo reale con relazioni reali e responsabilità varie non si può. Detta così sembra un insegnamento freddo e rigido ma è l’amore che fa la differenza. Gesù parlava che il secondo comandamento per eccellenza è l’amore per il prossimo. 

La mia libertà è sottomessa o se vuoi in funzione, dell’amore per il mio prossimo che a detta di Gesù può essere il familiare, il collega di lavoro o l’amico di scuola. Un amore che biblicamente non è egoista o individualista, ma sacrificale. Cioè anche se sacrifico la mia “libertà” che potrebbe tramutarsi in tempo, spazio, l’uso delle cose, lo faccio volentieri perché è l’amore in azione” che esprime la libertà. Una libertà che si traduce in pazienza, benevolenza, non invidia, non vanto, no comportamenti sconvenienti né che si dà delle arie, né che cerchi il proprio interesse. Una libertà che non urla, cioè che non si inasprisce, non si adira attirando attenzione su di sé e senza addebitarne il male (Cif da 1 Cor 13:4 a 6). Ecco se costruiremo relazioni con questi parametri, promuovendo la libertà cristiana, quella fondata sull’amore sacrificale di cui Gesù ci insegna, saremo dei buoni testimoni.

Saluti,

Patrizio 

Commenti

Post popolari in questo blog

Il salmo 84, la presenza di Dio è la fonte della nostra vera gioia.

Per fede caddero le mura di Gerico

Il risveglio biblico