Il profilo di un uomo di Dio, Mosè
Il Corriere della sera alla morte del l'ex Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano con le testuali parole, “impareggiabile servitore del paese”
Alla fine
del capitolo 34 del libro del Deuteronomio, abbiamo la descrizione, del profilo di un uomo di Dio. Un
impareggiabile Mosè! Nonostante tutto quello che ha vissuto, che il popolo
d’Israele ha vissuto, qui emerge l’uomo, ma soprattutto lo spessore spirituale del
grande Mosè. Se la sua nascita e salvezza (il suo nome salvato dalle acque) è
stata inusuale, eccezionale, di meno non è stata la sua morte.
Ma prima di
arrivare al profilo che sancisce la fine del Deuteronomio e dell’intero
Pentateuco, avviene uno degli episodi più straordinari ed emozionanti della
Scrittura.
Ver 1,2,
3 Il Signore fa vedere in un modo
miracoloso, a Mosè la terra promessa. Da una cartina ci rendiamo conto della
lontananza, neanche un 10° ci sarebbe riuscito!
Qui c’è la
grazia di Dio. Dio non era in debito con Mosè di fargli vedere un video sulla
terra promessa. Semplicemente Dio decide di mostrare al suo servo che tanto si
era sacrificato e sofferto, ciò che i suoi piedi volevano calcare. Qui c’è la
dolcezza, la pazienza di Dio in azione.
Alla vista
della terra promessa, umanamente Mosè immagino che abbia provato un mix di
emozioni. Rammarico (?) e soddisfazione / gioia.
Forse
rammarico, dico forse, perché qui non notiamo l’insistenza di chiedere a Dio di
cambiare idea come ha già fatto tante volte. Mosè non potrà entrare, lui lo sa
e Dio lo sa, ma gli fa vedere da lontano ciò che per 400 e passi anni aveva
aspettato un intero popolo, l’adempimento della promessa, fatta sin dai giorni
ad Abramo.
Soddisfazione
perché finalmente la
metà ara arrivata! Il popolo ce l’aveva fatta, si non la stessa generazione
uscita dall’Egitto, ma il popolo ci era risuscito. Ora era davanti al frutto
della fedeltà, della promessa di Dio.
Prima di
leggere questo profilo che è dal ver 10 a 12, un dato interessante degno di
nota. Ver 6, il Signore seppellisce Mosè. Come è? Perché così?
Nel nuovo Testamento, la lettera di Giuda ver 9
ci viene in aiuto. Conoscendo lo spessore di quest’uomo, la sua eredità
spirituale, chissà se la sua tomba non fosse diventata una meta di
pellegrinaggio e adorazione!
Giosuè
ufficialmente diventa il successore di Mosè ver 9 prendendo ufficialmente
l’incarico.
Ver 10 e
11, che parole piene di stima e di riconoscenza. Il profilo di un uomo
impareggiabile!
Nessuno è
stato simile a Mosè! Che parole!
Come profeta
– parlato con Dio faccia a faccia – operatore da parte di Dio di segni e
miracoli.
Impareggiabile
tanto da ritrovarlo sul monte della trasfigurazione, conversando insieme ad
Elia con Gesù. Lo ritroviamo li in alto, sul monte li in alto dove era salito
per vedere la benedizione di Dio per il popolo di Israele.
E’ un
incoraggiamento per me, per noi tutti ad imitare Mosè, a vivere la sua
traiettoria, ad identificarci però anche nelle sue debolezze, cadute, sfide e
coraggio facendone tesoro per la nostra vita. Andare in alto, lontano con Dio.
Il capitolo
34 di questo libro e dell'intero Pentateuco non poteva, a mio avviso concludersi meglio!
Patrizio
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