Che fai ti vergogni?
Questa
è la domanda che chissà quante volte ci hanno fatto. Davanti ad una situazione
imbarazzante, quando siamo stati
scoperti di aver fatto o detto qualcosa che non andava, abbiamo provato quel
senso di vergogna e volevamo sprofondare sotto terra.
La vergogna fa parte della vita dell’uomo e la Bibbia ne
parla. L’apostolo Giovanni nella sua prima lettera, ad un certo punto introduce
il concetto della vergogna. Mentre sta
portando avanti dei temi importanti come la certezza dell’essere un
figlio di Dio, alla fine del capitolo 2, ci
esorta a rimanere, un verbo utilizzato più volte dall’autore soprattutto
nel suo vangelo, in Lui, cioè in
Gesù affinché quando Gesù apparirà,
possiamo aver fiducia e alla sua venuta non siamo costretti a ritirarci da lui,
coperti di vergogna (1 Giovanni 2:28 e 29).
Sono frasi profonde che ci
riguardano quando pensiamo alla venuta del Signore, alla nostra consacrazione
personale e al servizio cristiano. Aver fiducia in Gesù vuol dire che
certamente aspettiamo il suo ritorno. Questa realtà fa parte della vita
cristiana, aspettarsi che un giorno Gesù ritornerà e dovremo trovarci faccia a
faccia con Lui. Solo in quel momento, tutti i nodi verranno al pettine! Ora se
sappiamo che la nostra vita non va come dovrebbe, allora abbiamo in noi non la fiducia,
ma il timore che un giorno invece di godere a pieno quel momento, sentiremo la
vergogna e desidereremo invece di andargli incontro, di ritirarci. Se ciò è
vero allora abbiamo la promessa che Gesù proprio oggi è capace di perdonarci da
ogni iniquità e da ogni peccato proprio perché Egli è fedele e giusto da farlo
(1 Giovanni 1:9). In altre parole Dio in Gesù ha provveduto alla soluzione per
la nostra vergogna.
Risolvere oggi e quindi non rimandare, quelle mancanze,
peccati che sappiamo di aver commesso e non ci siamo ancora ravveduti. Vedi,
Giovanni indirizza i suoi versetti a dei “figli” ver 28 per cui è possibile
anche a noi, figli di Dio di cadere nel peccato e vivere la vita cristiana con
quella vergogna perché sappiamo che completamente non si siamo consacrati a
Dio. Le sue parole vogliono essere non
una condanna, ma un esortazione a non vivere la vita con quel senso di
imbarazzo se o quando saremo scoperti, ma con quella libertà e freschezza di
aver fatto tutto il possibile per piacere a Dio e portare una buona testimonianza
con i nostri conoscenti. Continuare per questa strada, meglio ancora utilizzare
il verbo che Giovanni utilizza qui, il
rimanere in questo stato di vergogna e quindi “non in Lui” significa lasciare il posto a quel senso di
inadeguatezza, imbarazzo profondo che genere la mancanza di pace, di equilibrio
e quindi siamo irrequieti sentendoci profondamente sporchi e indegni. Quindi
con la piena consapevolezza dell’apparizione futura della venuta del Signore
Gesù, oggi mi sforzo a vivere nella pienezza della vita cristiana in ubbidienza
e assaporando quella fiducia che anche se tornasse oggi, io non mi vorrei
ritirare coperto di vergogna, ma andargli incontro con gioia. Certo davanti
alla perfezione di Gesù, chi può resistere ed essere puro, non è questo il
senso, altrimenti saremo tutti depressi per non vivere a pieno la vita
cristiana e vivremo senza la gioia del perdono di Dio. Ma ciò che sto
affermando, è la vergogna che scaturisce da un consapevole atteggiamento di
vita in ribellione a Dio e alla sua santa volontà per la nostra vita, causando
così uno stato di peccato inconfessato.
Viviamo
in un tempo che pur se secolarizzato e quindi materialista, ci sprona a vivere
pienamente l’oggi, senza curarcene cosa realmente potrebbe succede domani.
Siamo incoraggiati a vivere e godere i piaceri mondani di oggi e a rimandare al
futuro le conseguenze. La vita cristiana non è così. Nell’attesa futura della
sicura venuta del Signore, mi do da fare oggi, vivendo a passo con lo Spirito
Santo, onorando quel momento futuro e vivendo così nella consacrazione e all'ubbidienza a Gesù affinché quando Egli apparirà non mi dovrò vergognare, ma gioie e godere
della sua presenza perfetta e diretta per sempre. L’apostolo Paolo aveva fisso questo concetto
in mente quando scrive alla chiesa di Filippi affermando di “correre verso la
mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù”
(Filippesi 3:14).
Riparto
con la mia domanda iniziale spiritualmente parlando, ma che fai ti vergogni? Se lo Spirito Santo ti sta pungendo il
cuore mediante questo articolo, oppure mediante un fratello o una sorella che
ti parla, o nel segreto di una predica in chiesa, allora, corriamo alla croce e
confessiamo qualsiasi sia il peccato commesso, “Egli è fedele e giusto da
perdonarci i peccati e purificarci da OGNI iniquità” (1 Giovanni 1:9), aspettando la Sua beata e gloriosa
apparizione con la piena fiducia.
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