Nel mondo ma non del mondo
Vivendo in casa con tre
adolescenti, mi trovo spesso ad affrontare con loro temi che riguardano un po’
di tutto ma che inevitabilmente mi fanno rendere conto di quanto la loro vita
sia una sfida. La loro identità spesso è messa alla prova perché sembra che
essa sia dipendente da diversi fattori. Un’identità che si va confrontando
sempre con cose che vanno dal cibo che mangi alla musica che ascolti. Oggi mia
figlia è tornata a casa dopo un attività scolastica ed ha commentato come il
suo insegnante fosse stato gentile e alla moda portando la classe a mangiare ad
un fast food. Certo avere delle preferenze e seguire qualche moda non è poi così
dannoso. Ma se tali cose però identificano unicamente chi realmente siamo,
perché desideriamo alla fine anche essere maggiormente accettati a discapito
della volontà del Signore, allora dobbiamo riflettere seriamente. Una domanda difficile da rispondere sarebbe,
allora come si fa a vivere in un mondo con una mentalità tutta sua e a mantenere i valori di Gesù distaccandosi e
quindi non appartenere a questo mondo? L’estremo sarebbe estraniarsi
completamente come in tanti hanno già fatto vivendo una vita eremiti. Ma è
proprio questa la soluzione? Gesù nella preghiera sacerdotale al capitolo 17
del Vangelo di Giovanni prega il Padre proprio per i discepoli che non erano
del mondo di allora (ver 16) e che neanche volesse che il Padre li togliesse
dal mondo (ver 15), ma che Gesù stesso li aveva mandati nel mondo per una
missione ben specifica (ver 18) come il Padre aveva precedentemente mandato
Lui. Il mio incoraggiamento è che Gesù conosce le sfide e le situazioni in cui
i figli di Dio adolescenti e giovani si trovano. Questo è già un buon punto di
partenza. Infatti Gesù prega il Padre per loro e per noi tutti oggi. Sappiamo
che una delle attività di Gesù oggi, come sommo sacerdote (Romani 8:33) è di
intercedere per noi che siamo figli di Dio. Quindi siamo fiduciosi che le
nostre difficoltà dovute dal fatto che desideriamo seguire il Signore ed
onorarlo in tutte le nostre vie che possono essere a scuola, in palestra, tra
gli amici, a lavoro, sono davanti a Lui
e se lo invochiamo, Egli provvede la saggezza, la forza e il modo di come
procedere. Poi Il versetto 17 “Santificarsi nella verità”
ci dà una buona indicazione come procedere. La parola santo significa
“appartato – separato” da Dio per uno scopo ben specifico. Quindi il giovane
credente deve necessariamente realizzare che in questo mondo bisogna viverci ma
adottando un comportamento che non va ad allinearsi con la mentalità e
l’identità che cerca di costruire, ma con quella di Dio che ha per noi un
progetto da portare avanti, che sono i Suoi propositi divini. Non sto dicendo che tutto questo sia facile,
anzi. Ma trovando quell’amicizia stretta con Gesù e in comunione con lo Spirito
Santo, camminando in ubbidienza alla Sua Parola, possiamo vivere fortificati da
Dio, consacrandoci, servendolo nella chiesa e vivendo una testimonianza
pungente, perché saremo contagiosi di un Cristo vivente e potente nella nostra
vite incuriosendo chi invece vive lontano da Lui. Ecco che allora la nostra
identità non va trovata in una moda o sentirsi accettati da un determinato
gruppo, ma in Dio che ci illustra una volontà che è santa e buona. Un volontà
che è il frutto di un vivere si in questo mondo ma tenendo alta, secondo
l’apostolo Paolo, la Parola di vita (Filippesi 2:16). Allora l’adolescente, il
giovane credente valuterà se sarà conveniente inseguire le identità e le mode
di questo mondo che sono passeggere. Esse sono piene di delusione, vuoto,
immoralità e cattive. Oppure, pur
vivendo sotto pressione ed a volte emarginati e Gesù ci avverte, che seguirlo
vuol dire incamminarsi per una via stretta e tortuosa, ma piena di gioia, pace,
giustizia direzione, significato e soprattutto una via che ha come destinazione
la vita, quella eterna.
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