Sperare in una società senza speranza




“Speriamo!” o addirittura copiando una frase di un bambino anni fa “speriamo che me la cavo!” è l’augurio che soprattutto in questi giorni ci facciamo. Si dice che la speranza è l’ultima a morire, ma è davvero così? La speranza in genere, può venire meno, offuscarsi o addirittura svanire quando i valori assoluti intorno a noi sembrano crollare.  È facile sperare quando la salute è ottima, quando il portafogli è pieno ed i nostri affetti ci sostengono. Ma se questi vengono a mancare, che si fa?

Esiste una speranza che non solo è l’ultima a morire, ma addirittura immortale perchè è la “speranza viva” L’apostolo Pietro nella sua prima epistola al capitolo 1 ver 3 scrive che “Dio Padre ci ha fatto rinascere a una speranza viva mediante la resurrezione di Gesù dai morti”. Una speranza che in sé ha vita, una vita immortale come quella di Gesù che ha vinto la morte risorgendo da essa. Non finisce con la morte. Non cambia, non scade, ma è inalterabile perchè è fondata sul fatto che Gesù non appartiene al mondo dei morti, ma dei viventi essendo il Principe della vita.

Questa speranza cristiana è capace di soccorrerci in quelle giornate buie, tristi dove il mondo intorno a noi sembra non girare e desidera inghiottirci nel suo pessimismo e incapacità di vedere un futuro migliore.

Un altro autore del nuovo testamento, l’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani Romani, nella lettera al capitolo 15 ver 13 come se scrivesse una preghiera dicendo che “il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo” Ai tempi di Paolo la società romana non era tanto sana e facile da viverci, anzi. Se non facevi parte di una famiglia o di ceto sociale particolare, i soprusi, le violenze e I sacrifici richiesti erano all’ordine del giorno. I cristiani poi erano anche perseguitati. In altre parole c’era bisogno di sperare. Paolo schiude per quei cristiani, un modello di vita quotidiana che abbondasse nella speranza vivendo in armonia con lo Spirito Santo che dimorava nella vita del discepolo di Gesù. Non solo, il Dio della speranza era capace di riempirli di ogni gioia e pace nella fede. Quella fede che i cristiani del primo secolo esercitavano nel loro Salvatore e Signore Cristo Gesù. La nostra fiducia oggi nell’opera salvifica alla croce di Gesù e nella comunione con lo Spirito Santo può donarci gioia e pace, fattori fondamentali per continuare a sperare in una società dove sembra che la speranza umana, quella fabbricata in un modernismo sfrenato, sia stata attaccata nel suo orgoglio. Sperare in famiglia, con i nostri figli, nelle relazioni lavorative e comunitarie è possibile se ci aggrappiamo ai valori che Gesù ci ha trasmesso con il suo esempio e il suo insegnamento contenuti nei Vangeli e spiegati nelle lettere apostoliche. 

Se ci allontaniamo da quei principi allora assistiamo allo spettacolo che è davanti agli occhi di tutti, un crollo di convinzioni sorrette solo da un cristianesimo nominale e non di fatto. La strada allora è tracciata. Bisogna solo seguirla con umiltà ed ubbidienza. 

Speriamo dunque, camminando con il Signore Gesù.

Con affetto,

Patrizio Zucchetto

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