Il combattimento


Tra i vari libri cristiani che ho letto all’inizio della vita cristiana, sicuramente quello edito dalle edizioni GBU “Scacco matto”, le gioie e le lotte della vita cristiana di John White è il libro che mi aiutato a capire diversi aspetti del cammino del credente. Tra i vari capitoli c’è né uno intitolato “il combattimento”. Il capitolo inizia con delle strofe di un canto di  Wesley
Soldati di Cristo, alzatevi,
E indossate l’armatura;
Forti della forza che Dio vi dà
Per mezzo del suo eterno Figlio;
Forti nel Signore degli eserciti,
E nella Sua potenza onnipotente,
Chi si affida alla forza di Gesù
E’ più che vincitore.
Queste parole mi aiutano a riflettere ancora oggi. C’è un aspetto della vita cristiana che immediatamente dopo il momento della conversione diventa una realtà quotidiana, il combattimento. Non so, la parola combattimento cosa ti suscita. Forse immaginiamo un armata militare, navi da combattimento, aerei e cannoni, distruzione e tutto ciò che la guerra oggi rappresenta. Da giovane ho frequentato una palestra di arti marziali. Infatti ho praticato lo sport del karate per molti anni tanto che era diventata una vera passione e ragione di vita. Il combattimento per me significava sacrificio, coraggio, grinta, sudore, a volte perdere una gara, farmi anche male ma poi c’era la perseveranza di volersi rialzare e continuare capendo la posta in gioco. Da credente poi ho afferrato con l’aiuto del Signore nella comunione dello Spirito Santo, la realtà del combattimento  che è non quello fisico e agonistico praticato in palestra o nelle gare, ma quello spirituale. L’apostolo Paolo spiega chiaramente  che il combattimento del discepolo in Gesù (Efesini al capitolo 6 al versetto 12)  non è  “contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti”. Non solo,  sappiamo dalle Scritture che il figlio di Dio è impegnato non solo nel combattimento spirituale contro queste forse spirituali avverse, ma anche contro la nostra carne come sempre Paolo dichiara parlando sempre di combattimento nel capitolo 7 della lettera ai Romani. Infatti Paolo è stretto da due realtà. Egli desidera fare la volontà del Signore ma ciò che realmente vuole,  cioè ciò che piace al Signore, non ci riesce e ciò che non vuole fare Paolo alla fine fa. Paolo sta affrontando il combattimento che la carne produce perché quest’ultima vuole e desidera cose che sono contrari allo Spirito Santo, dove ampiamente nel capitolo 5 di Galati affronta. Certo con la mente Paolo vuole servire Cristo, ha dei buoni propositi, la conoscenza nel voler farlo, ma poi con le sue membra, cioè con il suo corpo vive una guerra interna.  Finché non si è sulla terra portiamo ancora la realtà del peccato e quindi non glorificati, qualcosa che sarà nel cielo e nella nuova creazione. La questione non è “se” ma “quando” combatteremo.  Un altro nemico che si impegna a combattere contro di noi è il mondo. Il mondo inteso non le persone per cui Gesù è morto e che Dio Padre ama secondo il vangelo di Giovanni capitolo 3 versetto 16. Il mondo inteso invece come sistema, una vita che non pensa a Dio ed è vanagloriosa, superba e idolatra. Infatti l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera afferma al capitolo 2 ver 15 di “ non amare il mondo, né le cose che sono nel mondo” continua poi al ver 16 “perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Non viene dal Padre, ma dal mondo”. La concupiscenza, questo desiderio sfrenato ed incontrollabile materialista che secondo Giacomo, ognuno ne è tentato che ne è attratto e sedotto portando il credente a peccare e sappiamo che il peccato poi produce la morte (Giac. 1:14). Questo è il combattimento mondano, ciò che il mondo propone dalle sue molteplici sfaccettature. In questo combattimento vengono sollecitati i nostri desideri carnali, desideri che non sono conformati alla volontà di Dio per noi. Ultimamente ci hai pensato?
Onestamente, lo avverti tu questo combattimento? Non ammetterlo non ci aiuta. Far finta che non esiste è peggio ancora! La scrittura in più parti ci fa capire che il combattimento esiste e vuoi o non vuoi devi imparare a saper combattere con le armi che il Signore stesso provvede.
Un giorno un fratello maturo nella fede mi incoraggiò dicendomi circa il combattimento che vivevo a quel momento. Quel mio combattimento testimoniava il fatto che almeno c’era una realtà di nuova nascita nella mia vita. Se non ci fosse stato, dovevo preoccuparmi perché metteva dei seri dubbi sulla mia conversione. Questo mi incoraggiò perché vivere il combattimento non è una sciagura o una vergogna, ma una dimostrazione della realtà della nuova identità spirituale che il discepolo in cristo vive e quindi non lasciarci alla frustrazione ma lasciar posto invece al privilegio che abbiamo di soffrire come Cristo stesso ha sofferto nella carne quando era sulla terra.
Paolo scriveva al giovane Timoteo, “combatti il buon combattimento della fede”  1 Tim 6:12, esortandolo a non indietreggiare, ma ingaggiare la battaglia con la fede, con la fiducia nel Signore Gesù. Se Paolo era disperato alla fine del capitolo 7 della lettera ai Romani dicendo “chi mi libererà da questo corpo di morte?” continua a scrivere ai credenti di Roma e al capitolo 8 inizia meravigliosamente affermando che la legge dello Spirito è più forte di quella del peccato e della morte. Per tutto il capitolo 8 Paolo poi spiega come il ruolo della persona dello Spirito Santo sia determinante per la vittoria nel combattimento spirituale del credente. Nel combattimento abbiamo bisogno di pregare nello “Spirito” perché Egli viene in aiuto alla nostra debolezza (Romani 8:26). Abbiamo bisogno inoltre di leggere, meditare e studiate le Scritture per essere parlati da Dio e istruiti a non seguire le ideologie e modi di fare di chi non conosce Dio (Efesini 6:17 / Giuda 20) . Quindi non tralasciare i tuoi momenti quotidiani di preghiera e di meditazione, studio biblico.  Non trascurare i momenti dove la chiesa di cui fai parte si incontra per la preghiera, lo studio biblico, l’adorazione comunitaria perché incontrarsi con chi sta ingaggiando il combattimento ti aiuterà a capirne di più e come affrontarlo facendoti coraggio e trovando sollievo da chi combatte la tua stessa battaglia. In Ebrei capitolo 10:25 ci viene detto di non “abbandonare la comune adunanza”, ma esortandoci a vicenda. Credo che in questo “esortarsi” ci sia anche il fatto che i credenti di una chiesa si incontrino per condividere i combattimenti della vita cristiana e quindi pregare e sostenersi l’un l’altro.
Camminare per lo Spirito ci aiuta a pensare come pensa Dio e quindi a non andare dietro a ideologie, atteggiamenti e modi di fare che sono frutto della carne che provoca il peccato e quindi facili da incontrare in questo mondo ( Romani 8:5, 6). Nel combattere il credente ha una cosa fissa nella mente, la fine della gara. Anche se in questa vita siamo chiamati a soffrire a causa della nostra fede (Romani 8:17) perché siamo figli di Dio, le sofferenze del tempo presente con tutto il combattimento che porta non è paragonabile alla gloria che deve essere ancora manifestata al nostro riguardo (Romani 8:18). Nel combattere non perdiamo allora la speranza che questo combattimento non sarà per sempre. Quando perdiamo la speranza allora sembra tutto invano. Ricordiamoci che l’opera di Dio è così unica e completa che il Figlio di Dio, Gesù è alla destra di Dio (Romani 8:34) che intercede per noi. Gesù che conoscendo la natura del combattimento  intercede per noi presso il Padre. Non solo, l’amore di Cristo è così forte che niente e nessuno potranno mai separarci e che anche se oggi combattiamo, abbiamo incredibilmente già la vittoria perché siamo dalla parte di Chi ha già vinto quindi noi siamo più che Vincitori (ver 37).
Tornando al libro “Scacco matto” di J. White, il capitolo sul combattimento e l’intero libro, terminano con le parole dell’apostolo Paolo quando scrive a Timoteo:
“Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.
2 Tim 4:6 a 8.
Un giorno il combattimento terminerà. Fino al quel giorno combattiamo perché siamo con Chi è il Vincitore.

Patrizio Zucchetto

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