Aggiungere "gli occhiali"

2 Lettera di Pietro Capitolo 1: versetti 3 a 11. 

Quando avevo appena sei anni, mio padre mi portò a fare una visita oculistica. Da quel momento ho dovuto portare gli occhiali e periodicamente bendare l’occhio sinistro per incoraggiare a vedere meglio con l’occhio “pigro”. Ricordo da ragazzino andando a scuola in quelle condizioni e poiché allora gli occhiali non erano tanto di moda come oggi, ero spesso preso in giro. Ma quella cura mi ha aiutato tanto a migliorare la mia vista. Da allora gli occhiali non si sono separati da me, o meglio non mi sono io separato da loro perché senza di essi non posso leggere bene, scrivere, distinguere le persone da lontano e neanche guidare.  Sono passati tanti anni, cambiato tanti modelli, ma ho sempre bisogno degli occhiali per vedere bene.

Questa realtà mi fa pensare  a ciò che Pietro ad un certo punto scrive nella sua seconda lettera al capitolo due “Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope” (capitolo due versetto 9). Perché Pietro pronuncia queste parole? Queste parole fanno parte di un discorso che l’apostolo Pietro sta portando avanti.  Dopo i saluti Pietro afferma che la potenza divina ci ha donato tutto, cioè di nulla mancante, ciò che concerne la vita e la pietà, tramite la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù (ver 3).  Le eresie del tempo affermavano che bisognava aggiungere qualcosa alla dottrina apostolica, ma qui Pietro afferma che abbiamo ricevuto in Cristo, già tutto ciò che riguarda la vita e la pietà.  Ma nonostante aver ricevuto il necessario e quindi le risorse per poter andare avanti nella vita cristiana e farlo vittoriosamente, il credente è chiamato a fare la sua parte. Avere una vista spiritualmente corretta, non è automatica. Dio ci ha rivolto tante preziose e grandissime promesse che sono contenute tutte nella Sua santa Parola. Basta familiarizzare, meditarci su e farle proprie credendoci e vivendole per fede.  Per la sua grazia Dio in Cristo ci ha resi “partecipi” della sua natura cioè divina dopo che ci ha chiamati a sfuggire, cioè separarci da questo mondo che è corrotto e contro Dio. Per cui l’autore analizzando l’iniziativa di Dio e la risposta del credente alla salvezza, parla che c’è bisogno di proseguire mettendoci tutto l’impegno necessario.  Il credente non si culla nel credere che Dio fa tutto Lui, ma ci mette il suo meglio per poter onorare Dio crescendo nelle sue vie. La parola “aggiungete” significa dare e farlo in modo generoso, abbondante. Nella cultura greca questo concetto era usato per un direttore di orchestra che doveva provvedere al necessario per la sua orchestra e che era responsabile per una buona musica. Dio al ver 3 e 4 ci dona il necessario per la nostra vita spirituale ma poi dobbiamo aggiungere delle cose (ver 8). Cioè mediante la dimora dello Spirito Santo in noi, camminando a passo con lo Spirito (Galati 5:22) dobbiamo dimostrare delle qualità. Di quali cose Pietro parla? Poi leggo che si trattano della virtù, della conoscenza, dell’autocontrollo, della pazienza, della pietà, dell’affetto fraterno e dell’amore. Essere cieco o miope deriva dal fatto che non si hanno queste virtù e allora non si ha l’abilità di discernere la propria condizione spirituale e la sicurezza della salvezza. Come è vero che una dieta equilibrata ha un effetto sulla nostra vista, così è vero nel campo spirituale. Chi ha la vista spiritualmente corta è chi non ha una conoscenza del pensiero di Dio rivelato nella Sua Parola, non cammina in ubbidienza e non cresce. Certo è salvato, ma vive un cristianesimo non eccellente (ver 5 a 7) ma superficiale, vive nel dubbio e nel timore. In altre parole vive un’amnesia spirituale dimenticando di essere stato salvato, purificato, dimenticando la grande opera in Gesù di Dio nella propria vita. Perciò Pietro incoraggia l’impegno personale. Non è che uno deve personalmente render sicura la propria salvezza perché ha paura di perderla, ma semplicemente garantisce con la pratica l’essere stato salvato, se dimostra quelle virtù appena elencate. Il credente allora persegue queste qualità elencate portando frutto. Non è la nostra confessione di fede che ci dia la garanzia di essere salvati ai nostri occhi, ma è il proseguo, il portare frutto, l’evidenza del cambiamento. Un cambiamento che per forza deve toccare il proprio carattere visto che si parla di aspetti come l’autocontrollo, la pazienza, affetto fraterno e amore. Vedi, la conoscenza di cui la Bibbia parla non è sola teoria, ma una conoscenza che sfocia nella pratica di un cambiamento a 360°.
Mi piace l’atmosfera vittoriosa del versetto 11: “In questo modo infatti, vi sarà ampiamente concesso l’ingresso del regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” In questo modo, cioè una vita cristiana che porta frutto e che non sia sterile o miope tanto da poter guardare con attesa nel momento dell’ingresso nel regno di Dio.  Qui Pietro usa l’immagine di chi vincitore di una disciplina dei giochi olimpici, torna in patria ricevendo la giusta acclamazione da una folla. Un ricco benvenuto,  immagina! Pietro cerca di inculcare al lettore quella gioia di attesa e di speranza dovuta a quel momento, alla gloria celeste, anche se il presente sembra difficile, sofferente e con persecuzione.
Un giorno, nel regno di Gesù non porterò più gli occhiali! Avrò un corpo glorioso e perfetto e la mia vista sarà dieci decimi ad entrambi gli occhi. Oggi però devo ricorrere agli occhiali e sottopormi a continui controlli. La vita cristiana può diventare miope ma con la conoscenza di Dio personalmente, la consacrazione, una vita spesa per il regno di Dio vivendo da discepoli e facendone altri, potrò sfuggire da quella cecità e miopia spirituale di cui Pietro vuole avvertire i suoi lettori del primo secolo e a quelli di oggi.
Se stiamo sperimentano una cecità o miopia spirituale abbiamo bisogno degli “occhiali”. Abbiamo bisogno di affondare la nostra vita nella Parola e di chiedere aiuto ad un credente più maturo. Chiedi aiuto a Dio in preghiera, desidera una vista spiritualmente sana per te e senz’altro porterà giovamento anche agli altri intorno a te.






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