Una cittadinanza celeste

Molti fanno la stessa esperienza di ritrovarsi in un aeroporto oppure di oltrepassare i propri confini nazionali e dover così esibire un documento di riconoscimento, un passaporto alle autorità incaricate di controllare la propria identità. Tra le varie voci sul proprio documento c e né una che è molto significativa “cittadinanza…” Da una ricerca fatta da internet ho letto che in termini giuridici la cittadinanza è la condizione della persona fisica (detta cittadino) alla quale l'ordinamento giuridico di uno stato riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza, quindi, può essere vista come uno status del cittadino ma anche come un rapporto giuridico tra cittadino e stato. Le persone che non hanno la cittadinanza di uno stato sono stranieri se hanno quella di un altro stato, apolidi se, invece, non hanno alcuna cittadinanza.
C’è chi ha addirittura una doppia cittadinanza e questo richiede avere più passaporti. 

Sai la bibbia parla di “una cittadinanza” o meglio della cittadinanza che veramente conta, quella celeste. Leggendo la lettera dell’apostolo Paolo ai Filippesi al capitolo 3 versetto 20 leggiamo :
“Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore”
Perché Paolo scrive questi versetti a questi cittadini di Filippi? Nel secondo secolo la città di Filippi diventa una provincia dell’impero Romano li nella Macedonia. Era diventata un centro militare, il latino era un lingua ufficiale e adottò usi e costumi della civiltà romana compreso la legge. Erano di cultura greca ma vivevano sotto la legge romana.  Cioè chi viveva  o meglio, aveva la cittadinanza in questa città aveva gli stessi diritti di una città Italiana.  Probabilmente in tanti avendo tali privilegi si erano un po’ gonfiati e su sentivano fieri di vivere in una città del genere immaginando di essere partecipi e protagonisti di un progresso e civiltà come quella romana, il centro culturale, potente del mondo di allora. Quando Paolo dice che la loro cittadinanza era nei cieli allora era significativo  perché voleva comunicare di non focalizzarsi troppo sui benefici derivati da una cittadinanza comunque terrena e perciò limitata, ma di guardare per fede alla cittadinanza che era “celeste” e quindi illimitata perché si godeva del fatto che in Cristo si era cittadini della città celeste, quella di Dio. In un'altra lettera, cioè agli Efesini, al capitolo due versetto 6, Paolo scrive che in Cristo siamo “seduti già nei luoghi celesti”. Ecco la meravigliosa realtà di chi si appropria per fede delle ricchezze celesti. Questa non è presunzione, ma una certezza basata sulle promesse del Signore che è fedele e che dona gratuitamente la salvezza donando a chi ha la fede in Gesù la certezza di come essere già li, seduti nei luoghi celesti.

In Cristo siamo dei cittadini dei cieli, che onore! Ma non è stato sempre così. Infatti nella stessa lettera agli Efesini capitolo 2 versetto 19 leggiamo “così dunque non siete più né stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio”. Prima senza Cristo, eravamo estranei, ma ora siamo cittadini, o meglio concittadini del popolo dei santificati che hanno come dimora la città celeste. Ora abbiamo la cittadinanza, il passaporto che Cristo stesso ci ha acquistato con la redenzione.

Ogni giorno dobbiamo adoperarci per queste verità fondamentali della vita cristiana confrontandoci con chi non ha gli stessi valori come i nostri. Infatti il versetto in questione in Filippesi al capitolo tre inizia con “quanto a voi”, ciò vuol star ad indicare un netto contrasto con “loro” che sono identificati mediante le loro azioni nei versetti precedenti.  Questi sono coloro che camminano da nemici della croce, pagani e giudei, cioè che enfatizzando le opere della carne tramite cerimonie e pratiche religiose insultano il sacrificio sostitutivo di Cristo Gesù alla croce. Continua dicendo, che loro dio è il ventre, cioè il voler sentirsi appagati e addirittura osservando pratiche religiose che riguardavano alcuni alimenti. Tutto ciò scrive l’apostolo Paolo, non portava un beneficio, anzi solo vergogna (ver 18 e 19).
Chi ha l’animo alle cose della terra parla e pensa prevalentemente della vita sulla terra. Chi invece ha la mente rivolta al cielo, pensa e si muove secondo i principi celesti. Infatti Paolo incoraggia i credenti mediante la lettera ai Colossesi al capitolo 3: 1 e 2 di “cercare le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Poi aggiunge di “aspirare le cose di lassù, non a quelle che sono qui sulla terra”.  Quali sono queste cose che dovremo desiderare così tanto?
Basta leggere alcuni insegnamenti di Gesù per renderci conto che i valori del Regno celeste sono giustizia, amore, semplicità, purezza, gioia, fedeltà ecc. Queste cose ed altro dovrebbero formare il nostro carattere e la nostra condotta perché qui sulla terra devono riflettere la vita che un giorno pienamente vivremo nel Regno celeste.
Se leggo altrove nel Nuovo Testamento posso trovare altri versetti come ad esempio 1 Pietro 2:11 che mi fa capire che sono soltanto un pellegrino su questa terra e la mia cittadinanza è nei cieli.  
L’apostolo Paolo viveva sulla terra governato dai valori della sua cittadinanza celeste. Egli ubbidiva alla legge di Dio, parlava secondo quella legge ed era motivato dall'amore di Dio sottomettendosi a quei valori “celesti” e trasmettendoli ad altri qui sulla terra. Questo era visibile nella sua vita perché tra tante cose Egli non solo viveva la gioia del Signore ma la trasmetteva e l’insegnava agli altri. Che esempio per noi!

Come pensiamo, agiamo, reagiamo oggi? Da cittadini del cielo!
Un' ultima cosa! Sai se li è la nostra dimora, se il nostro cuore è rivolto verso il luogo dove realmente apparteniamo allora di conseguenza saremo desiderosi di “aspettare che venga da li per portarci con se, il nostro amato Signore e Salvatore Gesù cristo”. Vedi, non aspettiamo un giudice, non siamo timorosi di un severo giudizio, ma aspettiamo il nostro amato Salvatore Gesù Cristo che ci ha promesso di tornare e portaci con se dopo che sarebbe andato e preparato un luogo in modo che dove Egli è sarà lo stesso per noi (Giovanni 14:2,3) .

Carissimi, abbiamo la nostra cittadinanza in Cristo nei cieli!


Commenti

Post popolari in questo blog

Il salmo 84, la presenza di Dio è la fonte della nostra vera gioia.

Per fede caddero le mura di Gerico

Il risveglio biblico