Embrioni congelati 19 anni fa, via libera all’ impianto dopo la morte del marito.
Congelamento embrioni per 19 anni e mamma cinquantenne.
LA STORIA. La coppia, che si sposò nel 1998, nel 1996 si era rivolta al centro di fecondazione assistita dell’ospedale. Quell’anno fece un intervento, ma l’impianto non riuscì: otto embrioni non impiantati furono congelati, con il consenso dei due. In seguito, anche per una malattia dell’uomo, la coppia non ci riprovò, ma gli embrioni sono rimasti crioconservati e ogni anno, fino al 2010, i due hanno confermato la volontà di mantenere gli embrioni. Dopo la morte del marito, lei si è rivolta ancora al centro di procreazione medicalmente assistita chiedendo l’impianto. Nonostante il nulla osta del comitato di bioetica dell’ università, la direzione ha negato la possibilità, però, per un’interpretazione della legge 40 secondo cui doveva sussistere la permanenza in vita di entrambi. A febbraio 2013 c’è stato il ricorso in via d’urgenza, il rigetto del tribunale, poi il reclamo accolto dal collegio, dopo un’udienza a dicembre 2014. Secondo l’ordinanza, anche se la dichiarazione del 2010 non si può considerare un valido consenso, la stessa «costituisce una manifestazione di volontà idonea» ad escludere gli embrioni dalla categoria di «embrioni in stato di abbandono». In conclusione i giudici scrivono che, vista l’età della donna, l’aleatorietà dei risultati della fecondazione assistita e le maggiori difficoltà proporzionate al progredire dell’età, è necessario provvedere in via d’urgenza, non potendo la 50enne «attendere il normale esito di un procedimento civile ordinario, stante la sua lunga durata».
Una riflessione personale
Ho trovato interessante ma anche
triste la lettura di questo articolo. Certo la storia è
triste. Si parla di sterilità di una coppia e alla fine la morte del marito.
Certo analizzo una delusione per non aver avuto un figlio ma anche un
accanimento a qualcuno come un figlio che da dono diventa qui, spinti anche da
un ricorso accolto dai giudici di Bologna, un diritto. Non solo, parliamo di
una donna che quando era giovane ha avuto grosse difficoltà nella procreazione,
figuriamoci oggi che a cinquanta anni (come qualcuno giustamente commenta) si
trova sulla soglia della menopausa. La
donna interessata commenta “una grande speranza che riversavo nella maternità,
che vedevo come la continuazione dell’amore tra me e mio marito”[1].
Studiando l’embriologia e leggendo articoli al riguardo, ho capito che
l’embrione è un individuo e ciò coincide con una persona. Cioè individuo e
persona sono un unico essere vivente. Ne
sono convinto! Allora è moralmente giusto “congelare” una persona per un tot di
tempo? Arrestare il suo ciclo vitale, il suo sviluppo e specificatamente
secondo le caratteristiche specifiche dell’embrione umano, è giusto “congelare”
la coordinazione, la continuità e la gradualità per poi farli rimettere in moto
quando decide una terza persona? Direi di no! Mi piace quanto scritto dopo
sempre nell’articolo "una seria antropologia
filosofica non può concludere che l’embrione umano, a iniziare dallo stadio di zigote
ha la stessa dignità e gli stessi diritti di ogni soggetto umano”. Certo il
funzionalismo si oppone ma biblicamente e biologicamente parliamo e sosteniamo
il sostanzialismo. Qui non si tratta di essere in funzione di fare, ma
semplicemente essere in quale tale in ogni istante della sua esistenza. Il
profeta Geremia dice bene da parte del Signore al capitolo 1:4, 5 che “prima
che ti avessi formato nel grembo di tua madre…” Qui è in gioco ed è in corso una
dimensione spirituale progettata, vista da nostro Signore, da sempre!
Credo che le tecniche di assistenza abbiamo confuso l’uomo che crede di programmare, organizzare e dirigere il
grande dono della vita. Leggendo l’articolo ho trovato utile notare come questi
embrioni possano essere danneggiati dopo 19 anni. Commenta un cattolico, Enrico
Larghero, direttore di Bioetica news, rivista del centro cattolico di Bioetica-
Arcidiocesi di Torino “bisogna valutare dopo 19 anni il deterioramento del
materiale biologico”. Non solo, l’articolo continua affermando come questo caso
non solo presenta un fattore rischio per una nascita di bambini delicati e più
soggetti a malattie, se riuscissero a nascere, ma da una donna anziana e mamma
si aggiunge il fattore di venire al mondo già con un padre defunto! Cioè credo
che qui ci troviamo ad affrontare moralmente un problema nel problema! La mia
riflessione è che possibile mai tanto accanimento non riesca a dettare delle
norme assolutiste guidate dalla parola di Dio, da un creatore che Egli è il
Signore e donatore della vita e quindi lasciare la propria vita nelle mani di
Dio e non per amore del marito intestardirsi verso un progetto moralmente ed
praticamente, credo perdente, in partenza.
[1] Embrioni congelati 19 anni fa, via libera all’impianto dopo la morte del marito http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2015/10-febbraio-2015/embrioni-congelati-19-anni-fa-via-libera-all-impianto-la-morte-marito-230961623025.shtml Accolto il ricorso di una 50enne ferrarese.
Perché è sbagliato scongelare un embrione dopo 19 anni
http://www.aleteia.org/it/salute/interviste/perche-sbagliato-scongelare-embrione-dopo-19-anni-5774496950648832
Il bioeticista Larghero: rischio danneggiamento del materiale biologico, e una madre 50enne è il frutto della medicina dei desideri
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